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L'alba del pianeta delle scimmie - Recensione

24/09/2011 | Recensioni |
L'alba del pianeta delle scimmie - Recensione

Accompagnato dal dubbio se sia un prequel o un reboot, esce nelle sale L'alba del pianeta delle scimmie. Sicuramente è indiscusso il suo legame con la pellicola del 1968, Il pianeta delle scimmie, diretta da Franklin J. Shaffner e basata sull'omonimo romanzo di Pierre Boulle, da cui tuttavia si discosta. Il film di Rupert Wyatt, regista poco più che esordiente con un solo film all'attivo (The Escapist), non utilizza infatti gli stessi personaggi nati dalla penna di Boulle per spiegare i motivi che hanno causato la lotta fra scimmie ed esseri umani, ma è interamente incentrata sulla figura di Cesare, leader e capostipite delle scimmie evolute. L'intento di Wyatt è inoltre quello di sottolineare come sia totalmente umana la colpa della nascita e dell'inevitabile ascesa delle scimmie.  Will Rodman (James Franco) è un medico ricercatore di San Francisco, che ha messo a punto una rivoluzionaria cura per l'Alzheimer. Il farmaco, testato sulle scimmie da laboratorio, sembra dare risultati promettenti, tanto che il capo di Will, Steven Jacobs, intravede enormi possibilità di guadagno da una sua possibile applicazione; ma durante la presentazione del farmaco a potenziali acquirenti qualcosa va storto, la sperimentazione viene interrotta e le scimmie vengono tutte uccise, tranne un piccolo scimpanzè nato dalla scimmia più promettente. Will porta a casa il cucciolo che da subito dimostra un'intelligenza straordinaria e continua la sperimentazione del farmaco su suo padre Charles (John Lightgow), malato di Alzheimer. Mentre Charles migliora in modo sorprendente e Cesare, questo il nome dello scimpanzè, cresce mostrando tratti di personalità sempre più umani, un incidente imprevisto separerà il giovane scimpanzè dal suo padrone. Intanto una nuova sperimentazione del farmaco, che si rivelerà infine tutt'altro che sicuro, produrrà effetti devastanti. L'aspetto più interessante de L'alba del pianeta delle scimmie è la costruzione del personaggio di Cesare grazie al prezioso contributo della Weta Digital, compagnia di effetti speciali quattro volte premio Oscar. Infatti lo scimpanzè, pur essendo una creatura completamente virtuale, come già Gollum de Il Signore degli anelli, necessita delle movenze di un attore (Andy Serkis), per amplificare quel suo lato umano che lo rende una creatura speciale. Questo perfetto amalgama fra un digitale impercettibile ed il realismo del personaggio rendono Cesare, il dolore e la rabbia insieme che vengono dal suo volto e dalla sua figura, il principale punto di forza del film. Degne di nota sono poi le scenografie, ricche di dettagli che ricordano azioni e personaggi degli episodi precedenti ed il discreto ritmo con cui il regista snoda il film fino alla fine, forse la parte più concitata ed angosciante dell'intera pellicola (quelle continue esplosioni nei titoli di coda).


Sara D'Agostino
 

 


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